L’infodump è un errore che solitamente deriva da una cattiva applicazione dello show don’t tell. Il termine è naturalmente inglese e si potrebbe tradurre con “informazione spazzatura”. Lo definirei come la trasmissioni di informazioni superflue, non pertinenti alla narrazione, oppure di informazioni utili ma scritte male. Quest’errore si trova nella maggior parte dei testi degli autori alle prime armi, ma come si suol dire… se lo conosci lo eviti!
Quando si rischia maggiormente l’infodump
L’infodump è sempre in agguato: nelle scene che non fanno procedere chiaramente la narrazione, quelle prive di dialoghi o di avvenimenti; nelle descrizioni dei personaggi, che mi danno l’occasione per spiegare meglio cosa intendevo sopra con scritte male. L’autore deve conoscere a menadito il suo personaggio, ma non è detto che tutte le informazioni in possesso dell’autore debbano essere trasmesse anche al lettore: inoltre, le suddette informazioni vanno centellinate. Immaginiamo un paragrafo in cui non succede niente e magari il nostro protagonista, che chiameremo Gianfilippo, sta guidando:
Gianfilippo sta guidando la sua Fiat Tipo nera vecchia di dieci anni, sta tornando a casa dopo una giornata di lavoro come contabile in una multinazionale ed è bloccato nel traffico. Mentre è fermo, dato che è molto vanitoso, si guarda nello specchietto e osserva compiaciuto il suo ciuffo castano chiaro fresco di barbiere che cade appena sopra agli occhi azzurri.
Il paragrafo è volutamente estremizzato, ma ci sono troppe informazioni buttate lì e risulta assolutamente noioso. Magari le informazioni non saranno nemmeno tutte inutili, potremmo scoprire più avanti che Ermenegilda si innamorerà di Gianfilippo proprio grazie ai suoi occhi azzurri, ma ci sono molti modi migliori per mostrarceli.
Descrizioni e dialoghi
Tornando ai contesti nei quali si rischia maggiormente l’infodump voglio aggiungere le descrizioni dei luoghi e i dialoghi. Soprattutto nei dialoghi, infatti, si rischia di aggiungere informazioni che possono anche essere utili al lettore ma che stonano per come vengono date. Vediamo un ipotetico scambio di battute tra marito e moglie:
“Come sta Sara, tua sorella?”
“Male, da quando ha avuto l’ictus tre giorni fa la prognosi è ancora riservata.”
Al lettore probabilmente serve sapere che la sorella di lei si chiama Sara e che ha avuto un ictus tre giorni fa, ma il dialogo non è credibile: il marito non ha bisogno di specificare il nome, così come la moglie non ha bisogno di specificare che Sara tre giorni fa ha avuto un ictus perché ovviamente il marito ne è già a conoscenza.
Per scrivere al meglio i dialoghi consiglio il manuale omonimo di Robert McKee.